Il consenso sessuale è un accordo tra persone che intendono intraprendere un qualsiasi tipo di attività sessuale: senza consenso, l’attività sessuale è considerata violenza o stupro.

Il consenso, per essere definito tale, deve essere sempre comunicato in modo chiaro e libero. Per esprimere il consenso, si deve quindi essere pienamente informati sull’attività sessuale che si sta per intraprendere; ad esempio, nel caso in cui il partner sessuale dice che userà il preservativo e poi non lo usa, non si può parlare di consenso totale.

Anche se una persona ha acconsentito a un’attività sessuale in precedenza, ha il pieno diritto di non dare il consenso per ripetere quell’attività o qualsiasi altro tipo di attività sessuale. Le persone hanno anche il pieno diritto di ritirare il consenso in qualsiasi momento durante l’attività sessuale.

Il consenso può essere dato da chiunque?
  • Il consenso non può essere dato da persone minorenni, sotto l’effetto di droghe o alcol, in stato di incoscienza o addormentate.
  • Le persone che soffrono di patologie o disturbi psichiatrici che le rendono incapaci di intendere e di volere non possono dare il consenso.
  • Un’attività sessuale a cui si acconsente in seguito a pressioni, intimidazioni o minacce non si può considerare consensuale perché il consenso non è stato dato liberamente.
  • Il consenso all’attività sessuale non può essere dato liberamente tra persone legate da rapporti di potere non paritari (ad esempio, impiegati e datori di lavoro o insegnanti e studenti).

Due ragazzi sorridenti che esprimono il consenso con gesti della mano

Come si stabilisce e si comunica il consenso

Di seguito alcuni esempi di come si può stabilire il consenso con il proprio partner:

  • confermare l’interesse reciproco prima di iniziare qualsiasi tipo di contatto fisico;
  • fare in modo che il partner sappia che ci si può fermare in qualsiasi momento;
  • prima di variare il tipo di attività sessuale, chiedere esplicitamente al partner se è d’accordo;
  • capire attraverso segnali fisici se il partner è a proprio agio: tra i segnali fisici che possono indicare che una persona è consenziente ci sono il sorriso o i cenni entusiasti del capo, mentre tra i segnali che indicano il contrario ci sono il mancato contatto visivo, l’allontanamento e le espressioni facciali negative.
I segnali fisici non sempre indicano il consenso
Le risposte fisiologiche come l’erezione, la lubrificazione, l’eccitazione o l’orgasmo sono involontarie, il che significa che il corpo può reagire in questo modo anche se la persona non è consenziente all’attività.
La presenza di questo tipo di segnali fisici non significa che la persona abbia dato il consenso.

Il consenso si può esprimere:

  • comunicando il permesso verbalmente e in modo esplicito;
  • dando un feedback positivo/affermativo.

Cosa non è consenso?

Il consenso viene negato se la persona:

  • dice “no”: quando una persona dice no, l’altra deve riconoscerlo e fermarsi. Se questo non succede, da quel momento in poi l’attività sessuale è considerata non consensuale;
  • appare disinteressata, non reattiva o visibilmente turbata;
  • non ha l’età per esprimere il consenso secondo la legge;
  • è in stato di alterazione a causa dell’assunzione di droghe o alcolici.
Ma se…?
Il fatto che una persona indossi determinati abiti, flirti o acconsenta a un bacio non significa che dia il consenso all’attività sessuale, né tanto meno si può pensare di ottenere il consenso in seguito a pressioni, intimidazioni o minacce.

Cosa fare dopo una violenza sessuale o uno stupro

La violenza sessuale è sempre un reato, a prescindere da chi la commette o dal luogo in cui avviene; se una persona subisce un abuso o una violenza sessuale, è importante che sappia che non è mai colpa sua.

In caso di stupro o violenza sessuale, è estremamente importante chiedere aiuto, rivolgendosi a:

  • le forze dell’ordine; le vittime, comunque, non sono obbligate a denunciare l’aggressione se non se la sentono. In alcuni casi, potrebbe volerci un po’ di tempo prima che possano elaborare l’accaduto e sentirsi a proprio agio per parlarne con la Polizia o i Carabinieri;
  • i centri antiviolenza, che offrono assistenza medica, pratica e psicologica a tutte le persone vittime di stupro, violenza o abusi sessuali. Ci si può rivolgere a loro 24 ore su 24 e sono aperti a tutti, senza distinzione di genere, età, tipo di aggressione e a prescindere da quando la violenza è stata subita.
    Questi centri offrono una serie di servizi, tra cui assistenza in caso di crisi, esami medici e forensi, contraccezione d’emergenza e test per le malattie sessualmente trasmissibili; possono anche organizzare un incontro con una figura esperta in materia di violenza sessuale, o indirizzare la persona verso servizi di supporto alla salute mentale e alle vittime di violenza;
  • un medico o un operatore sanitario presso un ambulatorio di medicina di base;
  • un’associazione di volontariato, che si occupa nello specifico di fornire supporto alle vittime di violenza sessuale;
  • un pronto soccorso;
  • un centro specializzato in medicina urogenitale o un centro per la salute sessuale.

Le persone che hanno subito una violenza sessuale o uno stupro devono considerare la possibilità di ricevere assistenza medica il prima possibile per curare eventuali lesioni. In seguito a un’aggressione o a uno stupro può anche presentarsi il rischio di gravidanza o di infezioni sessualmente trasmissibili, perciò si raccomanda di effettuare dei test.

La persona che subisce un’aggressione sessuale dovrebbe evitare di lavarsi o cambiarsi i vestiti nell’immediato: queste azioni, infatti, potrebbero distruggere prove forensi che potrebbero essere importanti qualora si decida di denunciare l’aggressione alle forze dell’ordine.

Se la vittima vuole che le forze dell’ordine indaghino sull’accaduto, deve sottoporsi a un esame medico-legale il prima possibile.

Donna con una mano dietro la schiena con scritto "me too"

Come dare supporto alle vittime di violenza sessuale o stupro

Se si conosce qualcuno che ha subito una violenza sessuale, si consiglia di:

  • credere a ciò che la vittima dice e dirle chiaramente che le si crede;
  • ascoltare ma non chiedere i dettagli dell’aggressione, né il motivo per cui non l’ha fermata;
  • offrire supporto pratico, ad esempio chiedendo se desidera essere accompagnata da qualche parte;
  • rispettare le sue decisioni, ad esempio riguardo la possibilità o meno di denunciare l’accaduto;
  • tenere presente che la vittima potrebbe non voler essere toccata: anche un abbraccio potrebbe turbarla, quindi bisogna sempre chiedere prima. Se si ha una relazione sessuale con la vittima, bisogna essere consapevoli del fatto che, in seguito alla violenza, potrebbe essere spaventata dal sesso e che in nessun caso si devono fare pressioni affinché abbia dei rapporti;
  • non dire alla vittima che deve dimenticarsi dell’aggressione; l’elaborazione del vissuto e delle emozioni richiede tempo​​​​​​​.