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La prostata, una ghiandola il cui compito principale è produrre parte del liquido seminale, si trova alla base della vescica e circonda l’uretra, il canale che collega la vescica al pene. La sua localizzazione, molto vicina all’apparato e urinario e a quello riproduttore, la rende un elemento molto delicato: uno stato infiammatorio della prostata e compressioni anomale sull’uretra, infatti, non soltanto possono rendere difficile urinare, ma possono anche influire sulla sfera sessuale. Tali problematiche, infatti, spesso alterano i meccanismi eiaculatori e la trasmissione degli impulsi nervosi che regolano l’erezione e il piacere sessuale.
Prostatiti: sintomi e cause principali
Le infiammazioni della prostata, o prostatiti, sono uno dei più comuni disturbi del tratto uro-genitale nella popolazione maschile. Si possono manifestare a partire dai 30 anni di età, anche se interessano in prevalenza chi ha superato i 50-60 anni. Di solito la loro presenza è segnalata da una sintomatologia infiammatoria ben riconoscibile, caratterizzata da:
- difficoltà nell’urinare;
- frequenza eccessiva dello stimolo;
- bruciore intenso durante la minzione e, più raramente, durante o subito dopo l’eiaculazione.
Altri sintomi possono includere febbre, brividi, dolore pelvico e/o muscolare, ma anche problemi legati alla sessualità (come l’eiaculazione precoce, ossia una difficoltà nel controllo volontario dell’eiaculazione).
La prostatite può avere diverse cause e si possono distinguere forme acute o croniche. La prostatite acuta può essere per esempio legata a infezioni batteriche: le cosiddette prostatiti batteriche acute sono infatti causate da un batterio che entra in contatto con le vie urinarie e arriva alla prostata. Talvolta tale contatto può avvenire attraverso rapporti sessuali non protetti: in questo caso i batteri che più comunemente causano prostatiti acute sono quelli della clamidia e della gonorrea. Per ridurre il rischio di sviluppare queste infezioni è bene avere sempre rapporti sessuali protetti (anche nel caso di sesso anale), soprattutto se non si ha un partner fisso.
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In generale, però, la prostatite batterica acuta – soprattutto negli uomini sopra i 35 anni – viene trasmessa da batteri comuni, come l’Escherichia coli.
L’infiammazione della prostata può estendersi anche ad altre strutture anatomiche, come:
- l’epididimo, un tubo di piccolo diametro, altamente avviluppato, che si trova sopra i testicoli e li connette ai rispettivi dotti deferenti, e che permette al liquido seminale di raggiungere l’uretra;
- l’uretra, il dotto che porta l’urina dalla vescica al pene (o il liquido seminale dai testicoli).
La prostatite acuta può anche essere dovuta a cause non infettive, come problemi anatomici all’uretra o alla prostata che generano uno stato di infiammazione, per esempio:
- un blocco che riduce o impedisce il flusso di urina dalla vescica, impedendone lo svuotamento;
- una fimosi, ovvero un restringimento del prepuzio, la pelle che riveste l’estremità del pene (glande);
- una lesione della zona tra lo scroto e l’ano (perineo).
Inoltre, a causare un’infiammazione della prostata possono essere anche l’inserimento di un catetere urinario oppure l’esecuzione di una cistoscopia (un esame che consente di visualizzare l’interno dell’uretra e della vescica mediante l’inserimento di uno strumento chiamato cistoscopio) o di una biopsia prostatica (ovvero il prelievo di piccoli frammenti di tessuto prostatico per individuare l’eventuale presenza di cellule tumorali).
Gli uomini dai 50 anni in su che mostrano un ingrossamento anomalo della prostata hanno un rischio maggiore di sviluppare prostatite batterica cronica. La ghiandola prostatica in questi casi può infatti occludersi, e ciò rende più facile la crescita dei batteri.
Esistono poi infiammazioni prostatiche croniche non riconducibili a un’infezione batterica, che se non opportunamente trattate possono persistere per molto tempo: si parla in tal caso di prostatite cronica non batterica (o abatterica), definita anche sindrome dolorosa pelvica cronica. Tale disturbo è così classificato se i sintomi – che sono uguali a quelli indotti da un’infezione batterica, e molto simili a quelli causati dall’ingrossamento della ghiandola prostatica – durano per tre mesi o più. In circa il 50 per cento dei casi la prostatite cronica è accompagnata da disturbi quali insufficienza erettile e alterazioni dell’eiaculazione, dell’orgasmo e della libido. In tutti questi casi i disturbi sessuali spesso regrediscono con la risoluzione dell’infiammazione.
Ipertrofia prostatica benigna
L’ipertrofia prostatica benigna (IPB), detta anche adenoma della prostata, è definita come un ingrossamento anomalo della ghiandola prostatica, soprattutto nella sua parte centrale (che può aumentare fino a raddoppiare o addirittura triplicare il proprio volume normale).
La sua incidenza aumenta con l’età, come riportato nella seguente tabella:
Fascia d’età |
Percentuale di uomini con IPB |
Intorno ai 40 anni | 5-10% |
70-80 anni | fino all’80% |
> 85 anni | 90% (secondo alcuni dati) |
Dai 40 anni in su, le probabilità di sviluppare questo disturbo aumentano progressivamente, e con l’andare degli anni è quasi normale che le dimensioni della prostata aumentino. Ciò dipende dall’innalzamento progressivo negli uomini adulti e anziani dei livelli di estrogeni. Le cellule muscolari della ghiandola prostatica sono infatti caratterizzate dalla fitta presenza di recettori per questa classe di molecole: il legame con gli estrogeni induce un aumento di volume di queste cellule, e quindi della prostata.
L’ipertrofia prostatica benigna è di frequente associata a una ridotta eliminazione di urina che, ristagnando in vescica, favorisce lo sviluppo di infezioni alle vie urinarie, fortemente legate all’insorgenza di disfunzioni sessuali. Come se ciò non bastasse, poi, alcuni farmaci usati per trattare il disturbo hanno mostrato di incidere negativamente sulla sessualità maschile (libido, erezione, eiaculazione).
Tumore prostatico
Un altro disturbo che può influire sulla sfera sessuale, a causa dei suoi effetti sull’apparato uro-genitale, è il cancro alla prostata, una delle patologie tumorali più comuni negli uomini. Di solito questo tipo di cancro ha un’evoluzione lenta ed è inizialmente limitato alla ghiandola prostatica. Tuttavia alcuni tipi di cancro alla prostata sono più aggressivi, si diffondono velocemente e richiedono un trattamento tempestivo.
Esistono alcuni elementi che sono stati identificati come fattori di rischio per il tumore prostatico:
- età avanzata, in quanto il rischio di cancro alla prostata aumenta negli adulti con il passare degli anni;
- etnia, in quanto, per ragioni non ancora determinate, gli uomini di colore sono più a rischio di cancro alla prostata, in particolare di forme aggressive;
- presenza in famiglia di casi di cancro alla prostata. Inoltre, il rischio aumenta anche in caso di una storia familiare di cancro al seno, soprattutto in presenza di mutazioni nei geni BRCA1 o BRCA2;
- obesità, in quanto negli uomini che presentano questo disturbo, e parallelamente sviluppano un cancro alla prostata, aumenta il rischio che il tumore sia molto aggressivo e che si diffonda nei tessuti circostanti. In pazienti obesi, quindi, quando vengono notati i primi sintomi capita spesso, purtroppo, che il tumore abbia raggiunto altri distretti corporei.
La prevenzione passa essenzialmente attraverso controlli regolari (soprattutto dopo i 40 anni), durante i quali possono essere eseguiti gli opportuni esami di laboratorio e/o un esame rettale per valutare lo stato di salute della prostata.
Il cancro alla prostata può influire sulla sfera sessuale in diversi modi: innanzitutto sulla libido, attenuando il desiderio sessuale. Ciò accade sia per una serie di fattori psicologici legati alla diagnosi della malattia tumorale, sia per la necessità di sottoporsi agli opportuni trattamenti. Per esempio, la terapia ormonale utilizzata per il trattamento del cancro prostatico abbassa i livelli di testosterone circolante, rallentando così la crescita del cancro alla prostata. D’altro canto, però, il testosterone ha anche una potente azione sul desiderio sessuale, che viene quindi attenuato.
Un altro effetto collaterale del trattamento, che riguarda tuttavia una percentuale molto bassa di pazienti, è la riduzione delle dimensioni del pene, dovuta probabilmente al restringimento dei tessuti causato da danni ai nervi e ai vasi sanguigni.
Alcuni trattamenti di questo tipo di tumore possono inoltre influire anche sulla capacità di ottenere e mantenere l’erezione: l’intervento chirurgico (la prostatectomia radicale, un intervento che rimuove in toto la ghiandola prostatica) o la radioterapia possono danneggiare i nervi che inducono l’afflusso di sangue al pene e quindi l’erezione. Questo effetto è di solito temporaneo, ma la prognosi è molto variabile: nel caso dell’intervento chirurgico la disfunzione erettile può infatti durare per alcune settimane, mesi o addirittura anni, mentre nel caso della radioterapia gli effetti collaterali delle radiazioni possono comparire anche dopo un periodo relativamente lungo.
I trattamenti del cancro alla prostata, infine, possono influire anche sulla capacità di avere figli. La ghiandola prostatica normalmente aggiunge allo sperma un fluido necessario per nutrire e proteggere gli spermatozoi. Questa sua funzione può essere ridotta in seguito all’intervento chirurgico o alla radioterapia.